in , ,

Brand e comicità: una relazione pericolosa [OSSERVATORIO COMICITÀ]

brand-e-comicita:-una-relazione-pericolosa-[osservatorio-comicita]
Twitter ha sviluppato #RealTalk, un nuovo rapporto condotto analizzando la percezione dei brand sulla sua piattaforma.

Ne è emerso che brand su questo social media potrebbe essere soggetti a una diversa valutazione per il modo in cui interagiscono con gli utenti, specialmente per quanto riguarda i toni usati.

Infatti, nonostante la maggior parte degli utenti descriva gli account del brand ‘giocosi’ e ‘divertenti’, una persona su due crede che un utilizzo eccessivo dell’umorismo come chiave comunicativa possa risultare ben presto obsoleta.

Per condurre questa indagine sono stati analizzati 5.20 tweet postati dai brand, dai quali sono state rilevate e testate le tendenze eme rse su 16.000 utenti.

Per questo lavoro Twitter ha collaborato sia con la società di ricerche di mercato Sparkler che con la piattaforma di audience intelligence Pulsar , per scansionare tutti i tweet di grandi marchi negli ultimi tre anni.

La prima grande scoperta, come anticipato, è che l’umorismo può invecchiare con grande rapidità: un monito da non sottovalutare per quei brand che pensano che un buon coinvolgimento sul social media si traduca esclusivamente in una comunicazione ‘divertente‘.

Un esempio a supporto di quanto detto è il caso della birra Pabst Blue Ribbon

, che, proprio a causa di un elevato umorismo, questo mese ha subito un bel rimbalzo negativo – come percezione ed equity del brand – dopo che il suo social media manager ha pubblicato una serie di tweet che deridevano l’iniziativa del ‘Dry January’, a supporto dell’astinenza da alcool per tutto il mese.

Visto il tema particolarmente delicato, è bastato un nulla e il post iniziale – grossolano, c’è da riconoscere – ha impiegato ben poco a dare il via a una sequenza quasi inarrestabile di commenti, giochi di parole e risposte. inizialmente alimentato dallo stesso brand.

Così il primo tweet, ‘Non bevi questo gennaio? Prova a mangiare il culo!

‘ è diventato istantaneamente virale, il marchio ha dovuto cancellarlo in fretta, ma non è bastato: anche il Vice Presidente Marketing di PBR, Nick Reely si è infatti scusato con una dichiarazione ad AdAge, in cui cercava di mettere una pezza incolpando la ‘scarsa capacità di giudizio‘ dell’autore del tweet.

Così si fare tanti altri esempi, come Snickers con la sua campagna spagnola del 2021 ritenuta omofoba o Poltrone e Sofà con la sua campagna del 2020 ritenuta sessista. Tutte volevano essere ironiche e divertenti, ma il fraintendimento spesso è davvero dietro l’angolo.

2021