Nei primi anni di carriera Lenny Bruce ha scritto sceneggiature per film come Dance Hall Racket del 1953, in cui recitavano lo stesso Bruce, sua moglie Honey Harlow e la madre, Sally Marr; Dream Follies del 1954, una pellicola burlesque low-budget; ed un film per bambini, The Rocket Man, del 1954. Ha anche rilasciato 4 album di materiale originale con l’etichetta Fantasy Records di Berkley, con rants, routine comiche ed interviste satiriche sulle tematiche che l’hanno reso famoso: jazz, filosofia morale, politica, patriottismo, religione, legge, razza, aborto, droghe, Ku Klux Klan e sulla condizione d’essere ebreo.
Questi album vennero successivamente ricompilati e nuovamente rilasciati sotto il nome di “The Lenny Bruce Originals“.
Due registrazioni successive vennero prodotte e vendute dallo stesso Bruce, incluso un album con le performance di San Francisco del 1961 che hanno dato il via ai suoi problemi legali. A partire dalle fine degli anni ’50 altro materiale inedito di Bruce iniziò ad essere rilasciato da Alan Douglas, Frank Zappa e Phil Spector, e la stessa Fantasy. Bruce ha sviluppato il tono e la complessità del suo materiale nel club di Enrico Banducci, “The hungry i” a North Beach, dove anche il grande Mort Sahl si era già fatto un nome in precedenza.
Etichettato come “sick comic” (comico malato – in quanto voce fuori dal coro rispetto allo stile imperante dell’epoca), Lenny venne di fatto bandito dalla TV e per le poche apparizioni si deve ringraziare il supporto e la simpatia che godeva da parte di personaggi del calibro di Steve Allen e Hugh Hefner.
« Non puoi mica scrivere “tette e culi” su un’insegna. Perché no? Ma perché è volgare, è sporco, ecco perché. Le tette sono sporche e volgari? No, non mi prendi in trappola: non son le tette, son le parole. Le parole. Non si scrivono certe parole, dove anche un bambino può vederle. Il tuo bambino non ha mai visto una tettina? Non ci credo. Credo invece che per te siano proprio le tette ad essere sporche. Mettiamo che l’insegna dica “seni e sederi”. Va già meglio. Interessante. Vediamo in latino avrà anche maggior austerità: gluteus maximus et pectorales majores ogni sera. Così sì, ch’è pulito. Per te, schmuck… ma è sporco per i latini! »
Problemi legali di Lenny Bruce
Il 4 ottobre 1961 Lenny fu arrestato per oscenità al Jazz Workshop a San Francisco; aveva usato la parola cocksucker (“pompinaro”) e affermato che venire è un verbo e che il suo uso in termine sessuale non ha alcun peso; se qualcuno si offende a sentirlo, egli probabilmente non può venire. Ad ogni modo la giuria non lo condannò, anche se comunque iniziò un monitoraggio legale molto forte nei suoi confronti che lo condusse a diversi arresti con accusa di oscenità. Questo monitoraggio comportò anche due arresti per possesso di droghe, a Filadelfia lo stesso anno e a Los Angeles due anni più tardi.
Alla fine del 1963, Lenny era diventato un bersaglio dell’avvocato distrettuale di Manhattan, Frank Hogan, che era strettamente legato al cardinale Spellman, l’arcivescovo di New York. Nell’aprile 1964 egli fece due apparizioni al “Cafe Au Go Go” nel Greenwich Village, con poliziotti in borghese tra il pubblico. In entrambe queste occasioni, fu arrestato non appena lasciato il palco, sempre con accusa di oscenità.
Il 4 novembre 1964, Bruce e il proprietario di un club nel quale c’era stato un suo spettacolo, furono portati in tribunale. Una petizione a suo favore fu firmata da molte personalità intellettuali importanti come Woody Allen, Elizabeth Taylor, Bob Dylan, Allen Ginsberg, Jules Feiffer, Norman Mailer e molti altri artisti. Lenny comunque fu condannato a quattro mesi di workhouse.
La morte di Lenny Bruce
Il 3 agosto del 1966 Lenny fu trovato morto per overdose all’età di quarant’anni nel bagno della sua casa di Hollywood all’8825 di Hollywood Boulevard. La foto “ufficiale” della scena mostra un Lenny Bruce nudo, disteso sul pavimento con accanto una siringa e alcuni farmaci. La causa ufficiale della sua morte era “acuto avvelenamento da morfina causato da un’overdose accidentale”.